Retorica e menzogna
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Resumen
L’arte retorica è presente nel mondo occidentale almeno da duemilacinquecento anni e nella sua lunghissima storia ha goduto di alterne vicende: a partire dalla civiltà greca che per prima l'ha teorizzata e praticata, la retorica è stata considerata utile e gratificante per il singolo e le collettività o al contrario è stata vista come l'abilità a manipolare uomini e situazione a vantaggio di uno o di pochi. Nella civiltà contemporanea, mediatica e globalizzata, in cui l'individuo è cittadino del mondo e con il mondo intero può comunicare istantaneamente a molti livelli, la retorica sembra essere ad un tempo una realtà più nota, più familiare, ma anche più sfuggente e più sottile. Inutile negare che nell'opinione comune è ben presente un'accezione della retorica secondo cui tutto quello che è retorico è di fatto, artificioso, non spontaneo, non autentico e in quanto tale negativo. Non è raro sentir dire "lo dico senza retorica", quasi a voler dare più forza e credibilità a quanto si afferma. Come se tutto quello che appare autentico sia vero e perciò positivo, ma soprattutto naturale e spontaneo, non creato artificiosamente. Come è naturale, discorsi, le parole possono essere menzogneri e possono pure persuadere, così come gli atteggiamenti del volto o le intonazioni della voce o alcuni gesti. Dunque qualcosa in comune retorica e menzogna sembrano averlo. Ma la menzogna è di certo l'atto meditato e volontario di nascondere qualcosa che è vero con parole e gesti che simulano sincerità, autenticità. E la retorica è inganno, simulazione menzogna? Retorica e menzogna sono due termini che hanno affinità stretta? O al contrario sono accostati perché rinviano a due realtà molto distanti tra loro? Insomma che rapporto c'è tra retorica e menzogna? Questo è quello che cercherò di indagare a partire dalle testimonianze più antiche, greche e latine.
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